Un’assistenza di qualità per i bambini in Alto Adige: questa la preoccupazione del Team K espressa durante l’odierna sessione di lavori in Consiglio provinciale. Stipendi adeguati per chi presta lavoro nei servizi, maggiore offerta e sicurezza nella pianificazione per le cooperative sociali sono da anni problemi aperti, affrontati in una mozione purtroppo respinta dalla maggioranza.
“Spetta alla politica creare le condizioni ideali per un’assistenza all’infanzia di qualità. L’assessora provinciale annuncia e promette sui media, ma la situazione resta molto difficile. Gli operatori della prima infanzia riescono a malapena ad arrivare a fine mese con il loro stipendio, mentre le cooperative sociali faticano a pagare i costi di gestione dei servizi alle attuali condizioni di appalto. Senza un contratto di lavoro le famiglie non ottengono un posto nell’asilo, senza un posto nell’asilo un componente della famiglia è costretto a restare a casa ad occuparsi dei figli”, così Maria Elisabeth Rieder descrive i problemi maggiori.
Nell’attuale sessione di lavori del Consiglio provinciale, il Team K e il Gruppo consiliare dei Verdi hanno presentato due mozioni sostenute dall’Associazione provinciale delle professioni sociali. Purtroppo, entrambe le mozioni sono state respinte.
Da quando Maria Elisabeth Rieder siede in Consiglio provinciale, la cura della prima infanzia è una delle sue principali preoccupazioni e nel tempo ha presentato molte mozioni e interrogazioni sul tema. Nel settembre 2019 si era svolta una grande audizione sulla cura della prima infanzia, organizzata congiuntamente da tutti i partiti dell’opposizione, durante la quale operatori, genitori, rappresentanti delle cooperative sociali e sindacati hanno potuto discutere i problemi che quotidianamente devono affrontare. I problemi sono sempre gli stessi: stipendi inadeguati, carenza di posti in alcuni comuni, alti costi di gestione per le cooperative sociali. Già all’epoca il tenore delle dichiarazioni di circostanza era: non si deve risparmiare sui bambini più piccoli. Ma da allora, poco è cambiato.
La tariffa oraria massima per un asilo nido con meno di 10 posti è di 14€, per quelli con più di 10 posti 12€. Tuttavia, non è prevista una tariffa oraria minima, per cui capita che i servizi di assistenza ai neonati siano pubblicizzati a 10€ o anche meno per ora di assistenza. Di queste tariffe orarie, una parte (min 0,90€ — max 3,65€) è pagata dalle famiglie, il resto in parti uguali dal Comune e dalla Provincia. Pertanto, gli enti responsabili delle strutture di assistenza alla prima infanzia devono pagare i pasti e i prodotti per l’igiene senza sforare la tariffa oraria stimata, oltre a sostenere tutti gli altri costi per la struttura e il personale di assistenza.
C’è una carenza di personale qualificato in molte aree pedagogiche. Gli standard di qualità specificano con precisione la formazione che gli operatori dei servizi per la prima infanzia devono avere. La formazione per diventare operatore dura un anno e richiede il diploma di maturità o il diploma di formazione per diventare assistente sociale.
Circa un anno fa, la Giunta provinciale ha introdotto un nuovo percorso formativo che rende la professione di operatore della prima infanzia molto meno attrattiva. Con lo stesso anno di formazione e gli stessi prerequisiti, si può ottenere la qualifica di insegnante di scuola materna. Mentre la maggior parte degli operatori della prima infanzia è impiegata dalle cooperative sociali con un contratto collettivo privato, gli operatori pedagogici hanno accesso al servizio pubblico nell’asilo nido. Non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto riguarda gli orari di lavoro e le condizioni generali, i lavori negli asili sono più attrattivi.
La Giunta provinciale ha anche annunciato che gli stipendi sarebbero stati adeguati, ma come spesso accade, non è successo nulla. Le cooperative sociali devono quindi far fronte a una massiccia carenza di personale, che verrà ulteriormente aggravata con la nuova formazione e senza la possibilità di offrire al personale una retribuzione migliore perché, come già detto, le tariffe orarie coprono a malapena i costi.
“La Giunta provinciale deve intervenire, è chiaro. Non è sufficiente ampliare i servizi di assistenza all’infanzia — negli ultimi dieci anni il numero di strutture è raddoppiato — ma occorre potenziarli in termini di personale e finanziamenti”, ha dichiarato Rieder. La mozione del Team K comprendeva varie richieste, come il diritto a un posto nell’assistenza all’infanzia, una tariffa oraria minima per le gare d’appalto, stipendi adeguati per gli operatori e lo sviluppo di una strategia complessiva a lungo termine per i servizi di assistenza all’infanzia. La maggioranza ha dichiarato di attendere l’audizione in Consiglio provinciale prevista per l’autunno e ha respinto le richieste, condivise da tutta l’opposizione.